In Danimarca ci andai l’anno della maturità. Praticamente un milione di anni fa. Trovai un paese meraviglioso, verdissimo, accogliente e sono certa che sia ancora così. Ricordo cibo palesemente genuino e fresco, una cucina tradizionale magari un po’ monotona, ma, al tempo stesso, un’apertura verso “l’esotico” decisamente precoce. È stato ad Århus che per la prima volta in vita mia ho assaggiato gombo (okra) e avogado; vegetali che oggi ci paiono comuni.
Ma una delle cose che mi colpì di più – gastronomicamente parlando, a parte il miele di girasole, che non avevo mai assaggiato – furono gli smørrebrød.

Il termine indica una fetta di pane “nero” (di segale, in genere) imburrata e ricoperta di… più o meno tutto, ma tradizionalmente aringhe, formaggi, salsicce e carne. Praticamente un panino aperto, farcito o, meglio, coperto con qualcosa di sostanzioso e poi decorato a piacere con verdure o salse. Gli smørrebrød sono colazione, pranzo, spuntino, merenda.
Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti! Oggi (2024) la Danimarca vanta trentuno ristoranti stellati (quarantaquattro stelle in totale; e tenete conto che ci sono meno di sei milioni di abitanti) ed è considerata la “regina della gastronomia scandinava”. Ma gli smørrebrød sono ancora non solo comuni, ma tenuti in grande considerazione come patrimonio culturale tradizionale.

Il pane di segale è molto “acido” rispetto ai nostri standard, è fresco ma compatto e, qualsiasi cosa ci si metta sopra, si fa sentire. Poiché la tradizione è comune anche ai vicini paesi scandinavi, oggi sono censite ben centocinquanta farciture “ufficialmente codificate”.

Riprodurre la ricchezza di un buffet di smørrebrød in chiave mediterranea non è difficile: basta procurarsi del pane di segale e usare la fantasia (quella è tutta vostra, ma, se non vi aiuta, potete sempre trovare ispirazione su Pinterest).
Non serve quindi una ricetta o l’indicazione della quantità. Fate, mescolate, emulsionate, accoppiate. Io qui ho usato un fantastico pane di segale – prodotto da Franziska, la quale da Berlino è arrivata in quel di Tula (Sassari), dove ha aperto un micropanificio – che ho trovato in vendita nel mio negozietto di alimentari di fiducia e ci ho abbinato praticamente tutto quello che mi veniva in mente.
- prosciutto crudo tagliato a fette spesse
- salsiccia sarda tradizionale
- salmone affumicato
- acciughe sott’olio
- ricotta fresca di pecora
- olive viola condite
- cavolo nero (crudo)
- barbabietola (cruda)
- ravanelli
- sedano
- carote
- cipollotti
- noci
- semi di sesamo.
Il tutto mixato secondo il gusto e l’estro del momento nelle quantità preferite: basta che si riesca a sollevare la fetta di pane e mangiarla con le mani senza fare disastri. Potete vedere tutto nelle foto. Un assortimento così, fatto , mi raccomando, solo con ingredienti di alta qualità, non risolve solo una merenda, ma anche un vero e proprio pranzo.