Che sono una fan di Yotam Ottolenghi – e di tutto il suo staff ovviamente, di certo non fa tutto da solo – lo sapete già. Nella mia libreria culinaria ci sono tutti i suoi libri pubblicati in Italia. Le citazioni negli articoli di questo sito (e prima del blog) sono tantissime, gli omaggi numerosi.
Ma non si tratta solo di ricette, di ingredienti e di dosi. È lo spirito che fa la differenza. Leggere la newsletter e gli articoli – di recente anche nello spazio Substack, che vi consiglio caldamente – vedere le immagini dei social e dei giornali, ascoltare le interviste di Ottolenghi per me significa sempre cogliere una, anche piccola, scintilla di ispirazione.
Ho scoperto nuovi ingredienti, ho provato nuovi abbinamenti, ho accostato nuovi colori, ho esplorato nuove vie, ho messo meglio a fuoco il concetto di “semplicità” in senso lato (anche una ricetta che prevede cinquantadue ingredienti può essere semplice e facilissima) con Jerusalem, Plenty, Sweet, Flavour… E l’avventura continua con Comfort.

Comfort di Yotam Ottolenghi, che si avvale della collaborazione di Helen Goh, Verena Lochmuller, Tara Wigley e delle (sempre) bellissime foto di Jonathan Lovekin, è uscito in Italia alla fine del 2024 per Giunti. Oltre trecento pagine di ricette divise per macroargomenti (zuppe, cose fritte, uova, comfort veg, pasta polenta e patate…) dove “la ricetta” tradizionale di una certa cucina – e, dato che gli autori vengono più o meno dai quattro angoli del mondo, non c’è che l’imbarazzo della scelta – si fonde armoniosamente con “l’idea della ricetta” che le persone hanno e mettono in pratica nelle loro case, nelle loro cucine, intorno al tavolo dove si riunisce la famiglia, qualsiasi significato ognuno di noi attribuisca a questa parola.
E, probabilmente, è proprio questo aspetto a decretare davvero il successo di Ottolenghi e dei suoi lavori (libri, articoli, interviste): la mancanza di prescrittività. Le ricette sono ispirazione, consiglio, idea. Non c’è mai nulla di rigido, di definitivo, di si fa così. E gli impiattamenti? fantastici! Il cibo sembra libero, l’impressione è che non lo abbia messo qualcuno sul piatto, ma che ci si sia accomodato da solo.
Insomma: un libro da avere. Anche solo per leggerlo in totale relax sul divano.