Mirto: il principe della macchia

mirto: il principe della macchia

Il mirto (Myrtus communi) è una pianta diffusissima in Sardegna, della quale si utilizzano, da sempre e per molti scopi diversi, bacche, foglie, rami e persino radici. Profuma l’aria dell’isola; è indispensabile in cucina; utile nella medicina tradizionale e nella cosmetica, ma è noto soprattutto perché se ne ricava il famoso liquore Mirto di Sardegna Tradizionale.

I molti nomi di una pianta diffusissima

Il mirto – Myrtus communis pianta aromatica sempreverde secondo la mitologia classica cara a Venere – cresce spontaneo in tutte le regioni, italiane e non, affacciate sul Mediterraneo. In Sardegna è diffuso ovunque: dalle coste più basse fino alla mezza montagna; lo si trova in boschetti fitti o mischiato alle altre essenze della macchia e, a seconda delle zone, prende nomi diversi: mulsta; multa; murta; murtiu; murtizzu; muta, ma anche murtin, murtauccia, murtaurci, murtaucci. E l’elenco potrebbe continuare, ma basta per far capire come la presenza del mirto sia diffusa e connaturata in tutti i luoghi della Sardegna. Il profumo del mirto è per tutti, insieme a quello dell’elicriso (Helichrysum italicum), il principe dei profumi della Sardegna. Il mirto profuma quando a giugno si schiudono i bellissimi e delicatissimi fiori bianchi a cinque petali; in estate quando le foglie, verde scuro e appuntite, nascondono le bacche ancora acerbe; in novembre quando le bacche – biancoverdi nella varietà bianca o nero opaco bluastro nella varietà nera – sono mature e cariche di succo.

Il mirto di Sardegna: gli usi nella medicina popolare

Per Greci e Romani il mirto era simbolo di amore e purezza, ma erano note fin dal IV secolo a.C. anche le sue proprietà curative: con le bacche fresche o secche si curavano le emorragie, il succo si mescolava a vino caldo per avere effetti digestivi e diuretici, oppure si applicava esternamente come antisettico e astringente. Le proprietà antisettiche erano sfruttate anche in cucina per allungare la conservabilità dei cibi. Nel Medioevo il mirto veniva usato non solo in campo farmacologico, ma anche per produrre unguenti, profumi e persino inchiostri. Con i fiori si preparava per distillazione la cosiddetta acqua degli angeli, molto rinomata per la cura della pelle: pare che fosse ottima come antirughe.

mirto: il principe della macchia

La medicina popolare sarda si è sempre servita di tutte le parti della pianta: le proprietà antisettiche delle foglie, bruciate nelle stanze, servivano a disinfettare l’aria e venivano utilizzate per preparare decotti utili per molti malanni, non ultimo il morso di animali velenosi come i ragni (in Sardegna non esistono serpenti velenosi). Il succo delle bacche veniva utilizzato per la cura dei capelli neri; la corteccia per la concia delle pelli. La pianta in sé era comunque amata dai pastori perché era – essendo un sempreverde – sempre disponibile come foraggio per pecore e capre.

Il suo luogo d’elezione è la cucina

Ma è in cucina che, da tempi remotissimi fino ai giorni nostri, il mirto trova il suo impiego più vario: viene utilizzato per aromatizzare carni, pesci, formaggi, salumi, liquori e dolci. È impossibile immaginare un maialetto o un agnello arrosto senza un letto di rami di mirto ad accoglierli. Alcuni pastori ancor oggi avvolgono i formaggi freschi – prodotti per uso famigliare – in giovani rami di mirto per il loro potere conservante, ma anche per trasmetterne l’aroma al formaggio.

C’è anche una ricetta per cucinare sa pudda (gallina) che prevede di lessarla con i normali odori, poi ricoprirla di rametti di mirto e avvolgerla strettamente in un canovaccio perché si insaporisca. Verrà consumata fredda il giorno dopo, oppure verrà disossata e conservata coperta con olio e altro mirto per essere consumata come antipasto. Il mirto, comunque, si presta, come quasi tutte le erbe aromatiche, a moltissimi usi e quindi è utilizzato anche nella produzione di marmellate e dolci, magari in abbinamento con il cioccolato; ma si tratta di ricette relativamente recenti.

Dalle bacche al liquore

Un prodotto che, invece, ha una tradizione consolidata, tanto da essere nella lista dei Pat (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) della Sardegna è il liquore di mirto, chiamato Mirto di Sardegna Tradizionale. Le bacche necessarie alla produzione devono essere spontanee, raccolte direttamente dalla pianta (non da terra) al massimo grado di maturazione e devono essere immerse in una soluzione idroalcolica senza aggiunta di altri aromatizzanti o conservanti per non meno di due settimane. Si può aggiungere zucchero o miele in proporzioni variabili e il grado alcolico finale non deve superare i 36° volumetrici.

Se esiste una ricetta ufficiale, esistono di fatto anche decine di varianti personali e famigliari e alcuni trucchi e segreti per il “liquore perfetto”, che è molto amato e praticamente onnipresente. Soprattutto in estate, quando viene servito freddo e persino ghiacciato a fine pasto o, secondo una moda recente, diventa ingrediente di cocktail fantasiosi e… molto alcolici.

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