Non è un saggio storico o antropologico sul cibo. Non contiene ricette. Non ci sono foto. Ma parla di cibo sotto un aspetto particolare: quello della sua condivisione.
L’autrice di Elogio dell’ospitalità, Priya Basil, è nata a Londra in una famiglia indiana immigrata per questioni economiche in Kenya, dove è cresciuta, per poi tornare in Inghilterra e approdare infine a Berlino, per seguire il marito tedesco.
In Elogio dell’ospitalità parte dal concetto di ospitalità rituale praticata dai sikh attraverso l’offerta del parshad (un impasto di farina, zucchero e burro chiarificato) per gli iniziati e del langar (un vero e proprio “pasto del giorno”) per chiunque entri nel tempio e dichiari di essere affamato, per analizzare cosa intendiamo oggi noi, gente del XXI secolo in Europa, per ospitalità.
Accettiamo chi viene da lontano e ha altre abitudini? Per esempio, una mamma come accoglie il fidanzato straniero della figlia? Come la mamma di Priya che guarda con sospetto il tedesco che non riesce a rimpinzarsi di dodici piatti indiani diversi e tutti piccanti?
E, in senso più lato, ci rendiamo conto del fatto che tutto il cibo che sprechiamo nel “primo mondo” è, di fatto, cibo tolto a chi vive da qualche altra parte di mondo e che, a causa di questo, deve lasciare la propria casa? Cambiare certe abitudini negative non sarebbe, traslatamente, un bel modo per condividere?
Questi e altri concetti interessanti legati al cibo, alla sua condivisione e al suo utilizzo come arma (arma, sì, oggi, 2024: gettate uno sguardo a est), o come legame; come ostacolo o come offerta di pace sono sempre espressi in modo leggero, non retorico, con notazioni personali mai noiose. Centotrentapagine edite da Il Saggiatore di piacevolissima lettura.