Il panettiere delle Ebridi

il panettiere delle ebridi

L’ho comprato, confesso, questo The Hebridean Baker, non perché mi aspettassi di trovare ricette inedite o chissà quanto interessanti, ma perché volevo vedere come fosse scritto e impostato un libro (ce ne sono diversi) di quel ragazzone che porta il nome di Coinneach MacLeod, che seguo su Instagram e che gira il mondo come international best-selling author, tanto che per assistere alle sue presentazioni e al firmacopie bisogna comperare un biglietto online in anticipo.

Il simpatico e barbuto Coinneach e il suo adorabile e arruffato cagnetto Pàdruig sono dell’isola di Lewis, nell’arcipelago scozzese delle Ebridi Esteriori e cucinano felicemente dolci e non solo in una rustica cucina di campagna. Coinneach cucina e racconta storie della famiglia, leggende delle isole, cronache di pescatori e favole della tradizione. Pàdruig assaggia.

Le ricette, tutte fattibilissime, sono semplici, in un mix ben riuscito di tradizione e terzo millennio; l’atmosfera è resa da foto altrettanto semplici, ma, visti i soggetti particolarmente fotogenici (torte, paesaggi con pecore, cagnetti, spiagge, ragazzoni barbuti in posa con kilt e stivaloni gialli da pescatore) sono davvero belle.

Leggendo ho scoperto anche quanto Lewis, e, credo, le Ebridi in generale siano cambiate da quando le ho frequentate io trent’anni fa. I luoghi erano di una bellezza mozzafiato, selvatici e ancora flagellati da momenti di maltempo “assoluti” anche in piena estate (episodi che, credo, con il cambiamento climatico si verifichino sempre più raramente, o comunque con modalità piuttosto diverse) e non si può dire che le isole fossero proprio a portata di mano… Ricordo dei trasbordi dai traghetti Caledonian MacBrayne (sempre più piccoli e traballanti man mano che le isole erano più lontane) non proprio facili.

E non si può nemmeno dire che ci fosse un granché in materia di “servizio al turista”. Negozi da contare sulle dita di una mano, tutto chiuso tassativamente la domenica e anche gli altri giorni a orari insoliti da gestire per noi mediterranei; questo considerando anche che d’estate su Lewis ci sono giornate in cui il tramonto astronomico (quando il Sole si trova sotto i 16 gradi dall’orizzonte) non esiste e quindi, in pratica, c’è sempre luce.

Però la gente era simpatica e pare così sia rimasta. Ricordo che in un locale di quelli in cui non si servono alcolici, ma dove era permesso portare i propri da casa (un bring your own wine restaurant), cenando alle 18, una volta realizzato che eravamo italiani, una gentile coppia di anziani ci chiese se eravamo abituati a mangiare bevendo vino. Alla nostra risposta affermativa ci omaggiarono, con un sorrisone meraviglioso e la raccomandazione di godercela alla loro salute, della mezza bottiglia che loro avevano portato da casa e avanzato. Fu fantastico quando scoprimmo che si trattava di vino di bacche selvatiche; praticamente succo di lamponi.

Quindi… vi consiglio questo libro? Massì, ve lo consiglio. Se leggete l’inglese vi divertirete.

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