Un libro: Parkour di Silvia Chiarantini edito da Porto Seguro. Non è mai facile descrivere un libro trasmettendo il giusto messaggio, in particolare quando lo si fa tra le pagine di un sito di cucina. Farne una recensione? Dare solo la notizia dell’uscita? Dire quanto quel libro è stato utile e quali ricette abbiamo riprodotto?
In questo caso è ancora più difficile, perché Parkour non è solo un libro “di cucina”, o che parla “di cibo”. Come fa immaginare il titolo, sfogliando le circa 340 pagine il lettore si butta in un percorso il più delle volte imprevedibile e spiazzante saltando ostacoli e superando vuoti, rimbalzando tra le pareti di una cucina graaaande che va da Firenze alla Palestina, passando per Messico e Romania, Sardegna e New York, atterrando e capriolando nel pieno di momenti felici e di scorci di vita malinconici.
L’autrice racconta molto di sé, cose private, sentimenti, delusioni e rabbie e lo fa… saltando, superando il momento con un risotto con avocado e mazzancolle, con una muhammara, con gli gnudi, la zuppa inglese, un kibbeh di pesce e la panzanella e molto, molto altro. Compresi i biscotti per la vaporosa, adorabile cagnolina Poppy (il mio Giovedì è già innamorato!).
Tutte le ricette sono illustrate da foto coloratissime, perfette, in cui tecnica e spontaneità, pochissima costruzione, esuberanza ma massima cura del dettaglio ritraggono i piatti, ma spesso anche mani, volti e sorrisi di donne bellissime, madri, sorelle e amiche di ogni parte del mondo, ognuna perfetta tappa del parcour (qui nel senso di itinerario) della vita.
Sì, ma come sono le ricette? Tutte assoltamente fattibili, nessuna banale, tutte riproducibili e adattabili alla cucina di ognuno, ciò che c’è di “esotico” viene immediatamente assorbito nel quotidiano e le spiegazioni rendono facile seguire ogni passaggio.
Ve lo dico subito: è un po’ complicato trovare questo libro nelle librerie; per una volta vi consiglio caldamente di ordinarlo on-line. Ne ho parlato anche nel numero 28 dell’Orata Spensierata Digest.